Coronavirus: 29.476 operatori sanitari contagiati. Quasi 7.600 negli ultimi due mesi, ma scarseggiano i dati
2 luglio 2020
DAL MONITORAGGIO SETTIMANALE DELLA FONDAZIONE GIMBE NESSUNA VARIAZIONE SIGNIFICATIVA AL QUADRO EPIDEMIOLOGICO NAZIONALE. ATTENZIONE PUNTATA SUI CONTAGI DEGLI OPERATORI SANITARI: 29.476 DA INIZIO EMERGENZA (12,3% DEL TOTALE DEI POSITIVI) E 7.596 DAL 4 MAGGIO AL 30 GIUGNO (26,5% DEL TOTALE). MA I DATI ANALITICI PER REGIONE, CONTESTO ASSISTENZIALE E RUOLO PROFESSIONALE RISALGONO AL MESE DI APRILE: ENNESIMO “BUCO NERO” SU UNA DELLE PRINCIPALI DETERMINANTI DEI CONTAGI NEL NOSTRO PAESE.
Nella settimana 24-30 giugno il monitoraggio indipendente della Fondazione GIMBE conferma, rispetto alla settimana precedente, la costante riduzione dei pazienti ricoverati con sintomi e in terapia intensiva e l’ulteriore rallentamento sul fronte dei decessi. Relativamente ai casi totali, si rileva un incremento medio giornaliero dello 0,1%, a fronte di un’ulteriore riduzione dei tamponi diagnostici. In sintesi:
- Casi totali: +1.745 (+0,7%)
- Decessi: + 92 (+0,3%)
- Ricoverati con sintomi: -763 (-41,2%)
- Terapia intensiva: -22 (-19,1%)
- Tamponi totali: -21.837 (-6,1%)
- Tamponi diagnostici: -6.433 (-3,4%)
«In un contesto di generale stabilità del quadro epidemiologico nazionale – afferma il Presidente Nino Cartabellotta – abbiamo approfondito un tema trascurato negli ultimi tempi, ovvero il contagio degli operatori sanitari che durante questi mesi hanno pagato un prezzo molto alto condizionando anche l’evoluzione dell’epidemia. Infatti, oltre alla riduzione della “forza lavoro”, gli operatori sanitari contagiati sono divenuti inconsapevoli veicoli di infezione, in particolare dei pazienti più fragili».
FONTI DEI DATI. I dati sui contagi degli operatori sanitari sono resi disponibili dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) tramite un’infografica, evoluta in una dashboard web dal 25 giugno, e il bollettino epidemiologico. La disponibilità di dati da fonti regionali non consente analisi sistematiche in quanto parziale e/o occasionale. In ogni caso, se il numero totale di contagi e decessi viene costantemente aggiornato dall’ISS, i dati di dettaglio risalgono tutti al mese di aprile. In dettaglio:
- Il numero totale degli operatori sanitari contagiati è disponibile dal 9 marzo al 30 giugno, insieme alla distribuzione di contagi e decessi per fascia d’età, oltre che al tasso di letalità.
- La distribuzione dei contagi per Regione è disponibile nell’appendice del bollettino epidemiologico sino al 2 aprile.
- Il 9 aprile l’ISS ha condotto un’indagine tra le Regioni per raccogliere informazioni più dettagliate, riportando i dati nel bollettino come “focus sugli operatori sanitari”:
- 17 aprile: contagiati per “Contesto assistenziale” (dati disponibili per 11.738/16.991 casi);
- 30 aprile: contagiati per “Ruolo/qualifica professionale” (dati disponibili per 20.593/20.831 casi).
RISULTATI
- Al 30 giugno risultano contagiati 29.476 operatori sanitari (figura) il 12,3% dei 240.578 contagi totali nazionali.
- Al 23 giugno risultano 87 operatori sanitari deceduti per COVID-19, per un tasso di letalità dello 0,3%. Stride la discrepanza con il numero dei 171 medici deceduti resi noti dalla Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici e Odontoiatri.
- Al 28 aprile su 20.593 operatori sanitari contagiati il 47,4% sono infermieri e ostetrici, il 22% medici prevalentemente ospedalieri, il 14,6% operatori sociosanitari e il 16% altre professioni sanitarie.
- Al 16 aprile quasi il 90% degli 11.738 contagiati si concentra tra setting ospedaliero (70,9%) e territoriale (18,5%), mentre il restante 10,6% si divide tra case di riposo, residenze per anziani e altri setting di assistenza residenziale o ambulatoriale.
- Al 2 aprile quasi l’81% degli operatori sanitari contagiati si concentravano in tre Regioni: Lombardia (61,6%), Emilia-Romagna (10,8%) e Veneto (8,4%).
Rispetto alla continua crescita dei contagi tra operatori sanitari, un dato di particolare rilievo che dal 4 maggio al 30 giugno sono stati identificati 7.596 operatori sanitari positivi, che corrispondono al 26,5% dei 28.640 nuovi positivi in Italia per lo stesso periodo. «Davanti a questi dati – precisa Cartabellotta – il dubbio sorge spontaneo: è possibile che mesi dopo l’inizio dell’epidemia non siamo ancora in grado di garantire agli operatori sanitari il massimo livello di protezione con adeguati dispositivi di protezione individuale e protocolli di sicurezza? O questi numeri devono essere piuttosto interpretati alla luce della massiccia attività di testing condotta su questa categoria professionale, che ha permesso di identificare un numero molto più elevato di positivi rispetto alla popolazione generale?».
«La Fondazione GIMBE – conclude Cartabellotta – ritiene inaccettabile la mancata disponibilità di dati analitici relativi alla distribuzione regionale, al contesto assistenziale e al ruolo/qualifica professionale degli operatori sanitari contagiati che consentirebbero di comprendere meglio il fenomeno e mettere in atto le opportune strategie preventive a tutela degli operatori e dei cittadini. L’ennesimo “buco nero” su una delle principali determinanti della diffusione dell’epidemia nel nostro Paese».
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