Pandemia Coronavirus
e campagna vaccinale

Monitoraggio indipendente GIMBE

CORONAVIRUS: ALLARME OPERATORI SANITARI CONTAGIATI.
A RISCHIO SALUTE PAZIENTI E TENUTA SANITÀ

AL 22 MARZO L’ISTITUTO SUPERIORE DI SANITÀ RIPORTA 4.824PROFESSIONISTI SANITARI POSITIVI AL CORONAVIRUS, PARI AL 9%DEL TOTALE DEI CASI CONFERMATI. LA FONDAZIONE GIMBE CHIEDE DI ESTENDERE L’ESECUZIONE DEI TAMPONI A TUTTI I PROFESSIONISTI E OPERATORI SANITARI E INVITA L’ISTITUTO SUPERIORE DI SANITÀ A MODIFICARE E INTEGRARE LE LINEE GUIDA NAZIONALIPER GARANTIRE LA MASSIMA PROTEZIONE DICHI È IMPEGNATO IN PRIMA LINEA CONTRO L’EMERGENZA CORONAVIRUS.

23 marzo 2020- Fondazione GIMBE, Bologna

Secondo i dati diffusi dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS),in Italia dall’inizio dell’epidemiasono 4.824i professionisti sanitari che hanno contratto un’infezione da coronavirus, pari al 9% del totale delle persone contagiate, una percentuale più che doppia rispetto a quella della coorte cinese dello studio pubblicato su JAMA (3,8%). Peraltro, a giudicare dalle innumerevoli narrative e dalla mancata esecuzione dei tamponi a tutti i professionisti e gli operatori sanitari, il numero ufficiale fornito dall’ISS è ampiamente sottostimato.

«Un mese dopo il caso 1 di Codogno – afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE –i numeri dimostrano che abbiamo pagato molto caroil prezzo dell’impreparazione organizzativa e gestionale all’emergenza: dall’assenza di raccomandazioni nazionali a protocolli locali assenti o improvvisati; dalle difficoltà di approvvigionamento dei dispositivi di protezione individuale (DPI), alla mancata esecuzione sistematica dei tamponi agli operatori sanitari; dalla mancata formazione dei professionisti sanitari all’informazione alla popolazione».Tutte queste attività, inclusa la predisposizione dei piani regionali, eranopreviste dal “Piano nazionale di preparazione e risposta ad una pandemia influenzale” predisposto dopo l’influenza aviaria del 2003dal Ministero della Salute eaggiornato al 10 febbraio 2006. «È inspiegabile– continua il Presidente– che tale piano non sia stato ripreso e aggiornato dopo la dichiarazione dello stato di emergenza nazionale, lo scorso 31 gennaio».

«Inoltrela mancanza di policy regionali univoche sull’esecuzione dei tamponi agli operatori sanitari,conseguente anche al timore di indebolire gli organici– spiega Cartabellotta – si è trasformata in un boomerang letale. Infatti, gli operatori sanitari infetti sono stati purtroppo i grandi e inconsapevoli protagonisti della diffusione del contagio in ospedali, residenze assistenziali e domicilio di pazienti».Per taleragione la Fondazione GIMBE invita tutte le Regioni, sulla scia di quanto già deliberato in Emilia Romagnae Calabria, a mettere in priorità assoluta l’esecuzione di tamponi a tutti gli operatori sanitari, sia in ospedale, sia sul territorio, con particolare attenzione ai professionisti coinvolti nell’assistenza domiciliare e nelle residenze assistenziali assistite, oltre che in case di riposo.

Riguardo l’elaborazione dei protocolli regionali e locali di protezione degli operatori sanitari, l’ISS ha pubblicato il 14 marzola seconda versione delle “Indicazioni ad interim per un utilizzo razionale delle protezioni per infezione da SARS-COV-2 nelle attività sanitarie e sociosanitarie (assistenza a soggetti affetti da COVID-19) nell’attuale scenario emergenziale SARS-COV-2” che riprendono quasi interamente le raccomandazioni pubblicate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) il 27 febbraio 2020, senza tenere conto delle più recenti raccomandazioni dell’European Centre for DiseasesPrevention and Control e dei Centers for Disease Control and Prevention.

L’analisi GIMBE del documento originale dell’OMSidentifica una distorsione di fondo: le raccomandazioni si basano sul presupposto che le scortemondiali di DPI, in particolaremascherine e respiratori medici,sono insufficientiper fronteggiare l’emergenza pandemica di COVID-19. Al contrario, le linee guida dovrebbero essere basate sulle migliori evidenze scientifiche, lasciando poi ai singoli paesi, la possibilità di definire le priorità in relazione a necessità,disponibilità ed eventuali difficoltà di approvvigionamento.

«Le raccomandazioni nazionali – sottolinea Claudio Beltramello, medico igienista, componente della faculty GIMBE, già collaboratore del Dipartimento Prevenzione e Controllo delle Malattie Infettive dell’OMS – devono indicare gli interventi più efficaci per prevenire l’infezione del personale sanitario. Se esistono difficoltà locali ad attuarleper carenza di DPI, in particolare mascherine chirurgiche e FFP2, è un altro problema. Raccomandare l’utilizzo appropriato dei DPI è fondamentale per garantirli; seinvece viene legittimatoche in variscenari a rischio i DPI non servono,saràmeno probabile predisporre un adeguato piano diapprovvigionamento».

«Non è accettabile dal punto di vista scientifico ed etico – ribadisce Cartabellotta – “tarare al ribasso” le raccomandazioni nazionalie, a cascata, i protocolli regionali e locali per proteggere gli operatori sanitari, visto che le conseguenze non ricadono solo sulla salute dei professionisti, ma soprattutto su quella dei pazienti, oltre che sulla tenuta del servizio sanitario».

Peraltro il documento dell’ISS contiene raccomandazioni inapplicabili in ambito ospedaliero e/o insufficienti a garantire la massima protezione degli operatori sanitari, che la Fondazione GIMBE invita pertanto a rettificare ed integrare (box). «Le evidenze scientifiche – sottolinea Beltramello – dimostrano che in setting assistenziali le mascherine chirurgiche non proteggono adeguatamente professionisti e operatori sanitari. Infatti, sin dall’inizio dell’epidemia Istituzioni ed esperti indipendenti ribadiscono che la mascherina chirurgica non conferisce sufficiente protezione ai soggetti sani che vengono a contatto con un soggetto infetto».

«Confidiamo – concludeCartabellotta – che l’Istituto Superiore di Sanità proceda ad una revisione del documento per garantire la massima protezione di professionisti e operatori sanitari, che tutte le Regioni dispongano di effettuare i tamponi a tutti gli operatori in prima linea contro l’emergenza e che la fornitura di mascherine per medici, operatori sanitari e pazienti – annunciata ieri da Domenico Arcuri, commissario straordinario per l’emergenza coronavirus – sia adeguata secondo quanto previsto dalle le migliori evidenze scientifiche».

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